Parco del Museo nazionale di Villa Pisani
Via Doge Pisani, 7 Stra
Il parco come ci appare oggi è il risultato della stratificazione di tre secoli di storia.
L’originario grandioso progetto è opera di Girolamo Frigimelica. Risulta chiara l’ispirazione ai giardini di Versailles, sicuramente presi a modello da Alvise Pisani che era stato ambasciatore in Francia per la Serenissima.
I 14 ettari racchiusi nella grande ansa del Brenta sono organizzati con un’articolata composizione geometrica caratterizzata da un complesso gioco scenografico espressione della grandiosità richiesta dalla committenza.
L’asse centrale della composizione è naturalmente l’asse mediano dell’ansa del fiume sul quale è impostata la forte relazione tra il palazzo da un lato e le splendide scuderie dall’altro.
I due grandi viali paralleli che delimitano il grande parterre centrale sono conclusi sullo sfondo da imponenti gruppi scultorei dello scultore Giovanni Bonazza.
I percorsi secondari costituiscono vere e proprie prospettive scenografiche che hanno come sfondo piccole e straordinarie architetture disseminate nel parco: la collinetta artificiale con la “Coffee House”, la casa e il magazzino del giardiniere, il portale del Belvedere, l’orangerie, il labirinto con la sua torretta, l’esedra, splendida ed effimera architettura, dalla quale si diramano tutti i percorsi scenografici formando una fitta trama di visuali principali e secondarie.
Un altro aspetto importante è quello della relazione che il parco instaura con la campagna circostante mediante numerose aperture sul muro di cinta costituite da portali, con preziosi cancelli, e finestre, tutte strategicamente poste al termine di ogni prospettiva interna, permettendo, dall’esterno, scorci del parco sempre diversi e, dall’interno, di spaziare verso la campagna e il fiume moltiplicando lo spazio visivo.
Oggi la presenza di alberature di alto fusto ha mitigato la visibilità di questa complessa geometria, inoltre le trasformazioni ottocentesche hanno modificato il parco in senso naturalistico, specialmente sul lato ovest. L’impianto settecentesco era caratterizzato da alberi da frutto e filari di vite che rendevano molto più evidenti le architetture, le sculture e le scenografie; coltivazioni che ricalcavano la tradizione delle ville venete, poiché i Pisani erano anche attenti amministratori.
Spettacolare era la collezione degli agrumi in piena terra e in vaso, parte di una collezione botanica tra le più ricche d’Europa; si pensi che con i proventi della vendita degli agrumi si rifondevano le spese di manutenzione dell’intero parco.
Con l’arrivo dei francesi la collezione botanica venne arricchita con piante esotiche e da fiore e la collezione di agrumi incrementata. Fu inoltre realizzata la «Gran conserva degli agrumi» una costruzione con tetto a capriate lignee e grandi vetrate verso sud per il loro ricovero nella stagione fredda.
La costruzione fu ripresa e ampliata dagli austriaci. Sotto l’attenta amministrazione austriaca, grazie alla cura esperta del pluripremiato giardiniere capo Antonio Trevisan e all’interesse e alla competenza botanica del Viceré Ranieri la collezione di agrumi vedrà il suo massimo splendore divenendo famosa. Gli agrumi di Stra venivano inviati a Vienna, a Milano, a Venezia e perfino in Russia poiché lo Zar Alessandro, ospite a Stra nel 1822, ne prese alcune varietà e ne ordinò altre per i suoi giardini.
© Vincenzo Ciccarello