Esposizione: «I muri parlano, i graffiti come ultime testimonianze»
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Evolvere in room scale interattiva e con il suo spazio, intorno ai graffiti che i resistenti hanno inciso durante la loro detenzione in prigione.
Tracciati alla miniera o dalla punta delle unghie, raccontano la Francia occupata e coloro che erano disposti a sacrificare la loro vita per combatterla. Incisi nell'intonaco delle pareti, nella pietra, nel legno delle porte e degli arredi penitenziari, nell'alluminio delle ciotole, scritti sulle pagine di un libro, i graffiti ritrovati nelle prigioni consegnano nomi, date, a volte indirizzi e numeri di telefono, Confessioni, addii, testamenti, giornali, dichiarazioni d'amore, domande, disegni e poesie.
Vi ritroverete in una cella di una prigione francese di 9 metri quadrati, come poteva essere all'indomani della Liberazione. Una cella i cui strati di graffiti (parole, disegni, calendari) si sono sedimentati nel tempo fino a formare un vasto affresco di motivi sovrapposti l'uno all'altro. Crepe con pulsazioni luminose e sonore spingono il visitatore ad avvicinarsi alle pareti. Guardando le crepe più da vicino, si schiudono graffiti. Graffiti che sarebbero sfuggiti alle successive imbiancature di cui ci si serve abitualmente per cancellarle.