Artista plastico, specializzato nella lavorazione degli smalti su metalli, Fabrice Rothenhauser propone, in eco con le collezioni del museo e in particolare la mummia boliviana, un percorso attorno alle tracce che lasciamo.
Cosa rimane dei nostri corpi che ci piace trasformare? Cosa rimane delle nostre parole? Che dire di questa memoria digitale che ci sopravvive?
Partendo da questa mummia così spesso ammirata, ha voluto porre queste domande al visitatore e portargli un interrogativo intorno alla propria identità.