Da oltre 50 anni, l'artista sviluppa un'opera alla confluenza di due eredità artistiche: l'astrazione geometrica e la tradizione estetica arabo-musulmana, la sua cultura d'origine. Tra le arti dell'Islam e le arti occidentali, le sue opere sono guidate dalla trama geometrica ispirata alla calligrafia, al tessile e all'architettura. Rispetto alle opere antiche presentate al Museo di Arte e Archeologia di Cluny, il dialogo con la carpenteria lignea del Farinier dell'abbazia di Cluny si annuncia dunque particolarmente ricco.
Quasi sempre dedicate alla figura perfetta del quadrato, tutte le sue proposte sono costruite a partire da una trama, cioè un sistema di misurazione dello spazio. In effetti, mette in scena il concetto del quadrato di Malevich. Utilizzando un vocabolario di forme volutamente limitate, il suo lavoro di dispiega secondo procedure puramente logiche, come una serie di porte che si aprono indefinitamente l'una sull'altra.
Gioca sulla grammatica di questo quadrato e sulle trasparenze delle materie, la cui ripetizione riflette la composizione generale dell'edificio. Allo stesso modo, la vastissima scala degli ingredienti che l'artista utilizza, rimanda all'idea di uno spazio che nulla si ferma e tende verso l'infinito. Usa metallo, filo e pigmento come un gioco di decostruzione del quadrato, piegatura, riappropriazione dello spazio.
Gli angoli di vista, sempre diversi, che accompagnano la deambulazione del visitatore, sono rilievi che scavano il terreno e ne staccano l'opera.